Come associazione MondoDonna Onlus abbiamo deciso di costituirci come parte civile nel processo contro l’ex compagno di Alessandra Matteuzzi, uccisa il 23 agosto scorso a martellate davanti casa. Il 27enne calciatore Giovanni Padovani è accusato di omicidio pluriaggravato da premeditazione, futili motivi, stalking e dalla precedente relazione con la vittima.
Il processo è iniziato oggi, 3 maggio, davanti alla Corte d’Assise e noi abbiamo deciso di essere presenti come centro antiviolenza CHIAMAchiAMA. Dalla prima udienza, insieme a tutti gli altri centri antiviolenza che si sono costituiti insieme a noi parte civile, saremo in aula per dire che ogni femminicidio non solo colpisce la persona, non solo la famiglia e tutte le persone legate alla donna che ora non c’è più, ma colpisce anche tutta la comunità. Per questo la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, Udi Bologna APS, MondoDonna Onlus e SOS Donna ODV saranno presenti all’apertura del processo e per tutto lo svolgimento giudiziario, dentro e fuori dalle aule di tribunale.
Il femminicidio di Alessandra Matteuzzi, come ogni femminicidio, è motivo di grande rabbia e dolore, il fallimento di una società che continua a produrre e riprodurre la violenza contro le donne. Come Centri Antiviolenza del territorio ci ritroviamo unite in questa consapevolezza e determinate ad avere giustizia per Alessandra e per tutte le donne vittime di femminicidio.
Con la nostra presenza vogliamo contribuire a ottenere giustizia, vogliamo il rispetto della legge e dare risonanza al procedimento perché ogni giorno lavoriamo al fianco delle donne che subiscono violenza e ci sentiamo offese e colpite anche noi dalla violenza che ha ucciso Alessandra, così come moltissime altre donne in Italia.
Da gennaio 2023 sono già 30 le vittime di femminicidio, secondo l’Osservatorio nazionale sul femminicidio di Non Una di Meno (dati aggiornati ad aprile 2023). Nella quasi totalità dei casi, l’assassino era conosciuto dalla persona uccisa. Solo in un caso l’assassino rimane ancora sconosciuto. In sedici casi su trenta l’assassino era il marito, il partner, il convivente. In quattro casi, a compiere il gesto è stato l’ex partner da cui la persona uccisa si era separata o aveva espresso l’intenzione di separarsi. Negli altri casi la relazione con la vittima era: figlio, cognato, conoscente e in un caso la madre.
Noi, come associazione a difesa delle donne e contro la violenza di genere, crediamo che costituirsi parte civile in un processo di femminicidio sia un modo importante per garantire che sia fatta giustizia all’interno del procedimento giudiziario. Crediamo che la nostra presenza possa contribuire a rappresentare e fare sentire la voce delle donne ogni giorno vittime di violenza. Pensiamo che costituirsi parte civile sia un passo importante e necessario nella lotta contro la violenza sulle donne.