Quali sono ancora i passi da fare in Italia per favorire l’accesso alla giustizia delle donne vittime di violenza? E come evitare il rischio di traumatizzazione secondaria? Il report “Strategie di policy trauma-orientate nell’approccio alla violenza di genere” è un tassello fondamentale del progetto europeo Care4Trauma (di cui MondoDonna è capofila) e prova a dare qualche risposta in un orizzonte complesso come quello della violenza sulle donne e accesso alla giustizia.
Ancora una violenza, ancora un femminicidio. Si apre il giornale, si scorre il feed di Instagram o Facebook e tra le notizie di questi ultimi giorni, anzi settimane (anzi mesi!), i nomi di donne uccise, violentate o comunque vittime di violenza sono tanti, troppi.
Dalla cronaca nazionale a quella locale, indipendentemente dall’età e dall’etnia di appartenenza delle vittime o degli aggressori è un rincorrersi di notizie. Articoli che, più o meno frequentemente, turbano per dovizia di particolari e ci si chiede qual è il limite tra il dovere all’informazione pubblica e la spettacolarizzazione del male a fini commerciali.
Quello che sembra evidente, secondo chi scrive, è che — nonostante tutto — a livello culturale qualcosa stia cambiando. Parlare di questi tremendi fatti di cronaca, quindi, è necessario perché ha un impatto sull’opinione pubblica. Soprattutto le nuove generazioni sono particolarmente attente e sensibili alle questioni di genere, anche grazie ai social in cui molt* attivist* danno strumenti di analisi della realtà a cui prima si aveva accesso soprattutto in contesti “specialistici”.
Purtroppo, però, a questa maggiore consapevolezza non corrispondono risposte adeguate e decisive da parte delle istituzioni. Il fenomeno della violenza di genere è complesso e complicato, ma com’è possibile che, per esempio, nel caso di Giulia Tramontano “lo sapevamo tutte”? Perché quando scompare una donna già “si sa” che è stato un femminicidio? Aspettarselo, sempre secondo chi scrive, è il segnale evidente che i contesti in cui viviamo e le istituzioni non danno risposte adeguate per contrastare una volta per tutte la violenza e non lasciare le donne sole. Forse sarebbe il caso di adottare una strategia e un approccio differente.
Il report Strategie di policy trauma-orientate nell’approccio alla violenza di genere in Italia
E’ particolarmente importante, quindi, il lavoro di analisi e di policy raccomandation realizzato dalla professoressa Vittoria Ardino della Società italiana per lo studio dello stress traumatico (SISST) nell’ambito del progetto europeo Care4Trauma di cui MondoDonna è capofila. Per conoscere il progetto in modo completo si consiglia la lettura di questo articolo.
Il report Raccomandazioni per la realizzazione e lo sviluppo dell’approccio trauma orientato in Italia rappresenta il tassello conclusivo del lavoro di analisi in merito allo stato dell’arte (nazionale ed europeo) in tema di accesso alla giustizia per donne vittime di violenza e dell’approccio trauma-orientato. La professoressa Ardino (SISST), offre un’analisi complessiva del fenomeno a partire dai dati emersi dalle due precedenti pubblicazioni (Data Report e Country Report) e da quanto emerso nel corso dei workshop di consultazione, che si sono svolte tra aprile e maggio e che hanno visto la partecipazione di diverse professioniste che lavorano per il contrasto alla violenza di genere.
Cosa si intende con “accesso alla giustizia”?
Con accesso alla giustizia si intende il “diritto di persone e gruppi di persone di ottenere una risposta rapida, efficace ed equa che consenta loro di proteggere i propri diritti, prevenire o risolvere vertenze e controllare abusi di potere tramite un processo trasparente ed efficiente, con meccanismi disponibili, accessibili e affidabili, e condotto su una base di parità“(Istituto europeo per la parità di genere).
Vuol dire che gli Stati devono garantire che la “macchina della giustizia” sia facile da mettere in moto, sia veloce, efficace e senza disparità.
In senso ampio “l’accesso alla giustizia significa mettere a disposizione di coloro che cercano di far valere i propri diritti consolidati quanto segue: informazioni appropriate e comprensibili sull’ambito di applicazione di tali diritti e sui modi per accedervi, un’infrastruttura prontamente accessibile – in termini sia formali che pratici – che consenta di ottenere queste informazioni e poi di agire di conseguenza, la qualità del funzionamento pratico di tale infrastruttura e la fiducia nell’utilità e nell’integrità dell’infrastruttura“.
Cosa significa vittimizzazione secondaria della donna? E cos’è il trauma psicologico?
Per evitare vittimizzazione e stigmatizzazione secondarie delle donne durante i procedimenti giudiziari è necessario un approccio attento al genere. Un aspetto sostanziale della giustizia mira a garantire che anche i risultati giuridici e giudiziari siano “giusti ed equi”.
Ma cosa significa vittimizzazione secondaria? Con questa espressione si intende il fenomeno per cui le donne che hanno subito violenza sono vittime di pregiudizi, discriminazioni o altre forme di danneggiamento, magari meno evidenti quindi anche molto difficili da riconoscere, per esempio da parte delle istituzioni, o del contesto lavorativo e familiare in cui sono inserite.
La vittimizzazione secondaria può manifestarsi in diverse forme. Per esempio, le donne vittime di violenza potrebbero essere soggette a stereotipi negativi o bias collettivi, come la colpevolizzazione, in cui la responsabilità dell’abuso viene attribuita alla vittima stessa. Oppure, potrebbero essere sottoposte a domande invasive o accusatorie durante le indagini o il processo, potrebbero essere sminuite o non prese sul serio nelle loro richieste di aiuto. La vittimizzazione secondaria può avere un impatto significativo sulla capacità delle donne di affrontare l’abuso subito, di cercare aiuto e di riprendersi. Può generare sensazioni di colpa, vergogna, isolamento e paura di denunciare gli abusi.
Raccomandazioni per l’implementazione dell’approccio trauma orientato
Il documento elaborato nell’ambito del progetto Care4Trauma analizza e propone strategie e azioni finalizzate al miglioramento del sostegno per le donne vittime di violenza. “La violenza di genere è causa di molteplici effetti a lungo termine, tra cui le conseguenze tipicamente riconducibili al trauma psicologico, per queste ragioni rappresenta un tema centrale per le politiche socio-sanitarie e per il sistema giudiziario del nostro Paese — scrive l’esperta Ardino, che continua — L’implementazione dell’approccio Trauma-Orientato (Trauma-Informed-Care) faciliterebbe la comprensione della complessità di impatto che deriva dalla violenza di genere ai fini di costruire modelli di servizi e scelte organizzative più efficaci evitando di ri-traumatizzare le donne che sono sopravvissute a situazioni di violenza e trauma. Il paradigma Trauma-Orientato, qualora concretizzato in modo sistematico nei luoghi di presa in carico delle donne sopravvissute alla violenza, permetterebbe l’adozione di strategie più adeguate per garantire loro la sicurezza fisica e psicologica nel momento in cui sporgono denuncia e nella costruzione di un progetto di vita in cui si rompe il ciclo della violenza”.
Leggi il Report completo in italiano
Policy Recomm_Full Report: il Full report in inglese contiene anche i report dei Paesi partner del progetto europeo (Spagna, Estonia, Croazia, Grecia), da questi rapporti a livello nazionale si sono tratte raccomandazioni sulle azioni da intraprendere per realizzare e migliorare l’approccio trauma orientato in Europa.
L’eliminazione radicale della violenza contro le donne pone una sfida difficile per i paesi dell’Unione Europea, soprattutto per la complessità, come abbiamo visto, del fenomeno e il rischio di pregiudizi che possono favorire la vittimizzazione secondaria delle donne. La violenza contro le donne rappresenta “una delle espressioni più pronunciate dello squilibrio di potere tra donne e uomini, costituendo allo stesso tempo una violazione dei diritti umani e uno dei principali ostacoli all’uguaglianza di genere“, secondo quanto dichiarato dal Consiglio d’Europa.
Per questo progetti come Care4Trauma e i report e le analisi fino a ora redatte (Data Report e Country Report), insieme alla relazione con altri paesi e organizzazioni che si occupano di contrasto alla violenza di genere, sono uno strumenti importanti e necessari perché, piano piano ma in modo definitivo, tutte le donne si possano sentire libere e tutelate.