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XVIII GIORNATA EUROPEA CONTRO LA TRATTA: A BOLOGNA IL PROTOCOLLO PER CONTRASTARE LO SFRUTTAMENTO LAVORATIVO

XVIII GIORNATA EUROPEA CONTRO LA TRATTA: A BOLOGNA IL PROTOCOLLO PER CONTRASTARE LO SFRUTTAMENTO LAVORATIVO

Il numero di persone che fuggono da conflitti armati, violenze, emergenze climatiche, umanitarie, economiche, costrette a migrare in condizioni pericolo è in crescita costante. La condizione di irregolarità ed estrema necessità costituiscono infatti un alto fattore di vulnerabilità che espone le persone, soprattutto donne e minori non accompagnati, al rischi di divenire facili prede di organizzazioni criminali. Ma anche i migranti in condizione di regolarità possono cadere in reti di reclutamento ingannevoli e diventare ostaggio di sfruttamento, caporalato, lavoro nero.

La tratta di esseri umani di cui ricorre la Giornata europea il 18 ottobre, per sua istituzione dal 2006, è una grave violazione dei diritti umani: un crimine che consiste nel reclutare, trasportare, trasferire o accogliere persone in posizione di vulnerabilità attraverso la forza, la coercizione, la frode o l’inganno, con l’obiettivo di sfruttarle a scopo di lucro. Le vittime che cadono nelle reti di trafficanti nei paesi d’origine, di transito o di destinazione, che li sfruttano per attività criminali come prostituzione, sfruttamento sessuale o lavorativo, riduzione in schiavitù o prelievo di organi, sono stimate dall’ONU in quasi 50 milioni di persone a livello globale, perlopiù donne e minori (12 milioni) che in maggioranza provengono da paesi extra europei, ma non solo. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite tra le cause alla base della tratta rientrano la povertà, le disuguaglianze fra paesi, le politiche migratorie e la crescente richiesta di manodopera a basso costo. Nel caso dei minori non accompagnati l’investimento della famiglia d’origine sul percorso migratorio dei giovani è rilevante in termini d’indebitamento economico e, spesso, sono proprio le stesse famiglie a cadere vittime dei trafficanti.

Nonostante l’Ue abbia ampliato a luglio le fattispecie di reati compresi nella normativa antitratta puntando alla protezione delle vittime ed includendo lo sfruttamento della maternità surrogata, dei matrimoni forzati, delle adozioni illegali con le relative aggravanti se gli illeciti sono commessi o facilitati mediante web e i social media, il fenomeno resta di difficile emersione anche nel nostro Paese soprattutto nell’ambito dello sfruttamento lavorativo nei settori tradizionalmente definiti ad alto rischio quali l’agricoltura, il tessile, i servizi domestici, l’edilizia, l’alberghiero la ristorazione.

 Il gruppo si esperti del Consiglio d’Europa GRETA già lo scorso febbraio aveva infatti richiamato l’Italia per alcune criticità emerse nel sistema di protezione delle vittime di tratta fra i migranti e i richiedenti asilo, in particolare nei casi di sfruttamento lavorativo, sottolineando come le politiche migratorie dei respingimenti comportino il rischio di una mancata identificazione, e una falla nell’assistenza, anche legale, delle vittime, alimentando così nuovi casi di tratta ed andando a creare un cortocircuito che cozza con l’applicazione delle normative europee relative ad una tutela efficace delle vittime di tratta degli esseri umani.

Contrastare lo sfruttamento lavorativo, promuovere la consapevolezza tra amministratori pubblici, società civile, imprese e cittadini, collaborando in modo sinergico con Nuclei Ispettorato del Lavoro, Guardia di Finanza, Procura e istituzioni preposte a controllo e vigilanza per far emergere i casi di sfruttamento lavorativo, sviluppando una rete di assistenza alle vittime, sono alcuni dei punti ripresi nel Protocollo (CLICCA PER IL PDF) firmato a Bologna in occasione della XVIII Giornata Europea contro la tratta di esseri umani.

L’accordo è stato siglato da Comune di Bologna, ASP Città di Bologna, sindacati confederali CGIL, CISL e UIL realtà ed enti del terzo settore, nell’ambito del progetto Common Ground e della rete regionale contro la tratta “Oltre la strada”: un progetto interregionale di cui la Regione Emilia-Romagna è ente partner, rivolto a persone migranti provenienti da paesi esterni all’Unione Europea, regolarmente soggiornanti, vittime o potenziali vittime di sfruttamento lavorativo o di lavoro irregolare in tutte le sue forme. Le azioni prevedono un sistema coordinato di segnalazioni, identificazione preliminare delle vittime di tratta e la conseguente attivazione dei servizi di accompagnamento, orientamento legale, lavorativo con un gruppo di lavoro del territorio metropolitano di Bologna guidato dal Comune in collaborazione con: AssociazioneMondoDonna ONLUS (capofila); Associazione Casa delle Donne per Non Subire Violenza APS; Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII; Consorzio di Cooperative L’Arcolaio; CIDAS; OfficineSolidali Bologna; Lai-momo Società Cooperativa Sociale; MIT – Movimento Identità Trans* – APS.

 

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